Shakespeare, streghe, ribelli e altre passioni

PICCOLO TEATRO DI MILANO

SHAKESPEARE, STREGHE, RIBELLI E ALTRE PASSIONI

 uno spettacolo di Laura Curino e Lucio Diana
con Laura Curino
e con Mariamaddalena Gessi, Matthieu Pastore
scenografia, costumi e immagini Lucio Diana
luci Claudio De Pace
testo Laura Curino
assistente alla regia e alla drammaturgia Beatrice Marzorati
produzione Piccolo Teatro di Milano -Teatro d’Europa

 

Laura Curino rilegge Macbeth dal punto di vista delle streghe, interroga le “anime nere” di Shakespeare, dando voce alla loro sconvolgente umanità: creature che quel mago di Shakespeare sa allontanare da un comodo inferno e sul palco offre loro la catapulta della poesia. Con un balzo ben calcolato, quegli scomodi personaggi ci saltano sopra e restituiscono allo spettatore tutto quello che è stato buttato addosso a loro. Esplodono voci non allineate, potenti, scomode, spiacevoli, estreme, appassionate. Il tutto per creare sorprese, emozioni e meraviglia e per rimettere al centro della favola nera… l’umanità.

 

Debutto: Milano, Piccolo Teatro di Milano – Teatro Studio, 19 novembre 2013.

 

NOTE D’AUTRICE:

Continuano ad accendersi roghi per chi è diverso e intimorisce i potenti
E’ la storia di Macbeth, raccontata dal punto di vista delle streghe, delle “orride sorelle”. Ogni più piccolo angolo della Scozia era abitato dagli esseri fatati. Ogni cespuglio, ogni albero, ogni casa. La sera conveniva lasciare la casa ben spazzata, la cucina rigovernata (anche se spesso le fate, di notte, si prendevano cura di lavare i piatti lasciati nell’acquaio). Meglio lasciare un pezzo di pane, una tazza di ceci sulla finestra, per nutrire gli spiriti erranti. La mattina dopo si poteva essere sicuri di trovare quel piatto vuoto. C’erano donne abituate a conversare con loro, a interrogarle (dicono sempre la verità) e che con loro condividevano segreti. Quelli della nascita e della morte soprattutto, così che a loro ci si rivolgeva per far nascere un bambino, per risanare i malati, per comporre i morti e naturalmente per conversare con questi ultimi, nella foresta, nella terra di mezzo, dove i vivi non sono più vivi e i morti non ancora morti. Quando anche la venatura di una foglia ha la sua gentile divinità nella foresta, è difficile sradicarne la presenza. Soprattutto se le creature fatate sono poste a custodia dei tesori della terra, invitano a goderne gioiosamente, ma impediscono a chiunque di attribuirsene la proprietà.
Volendosi arrogare il diritto di disporre a proprio piacimento di risorse e di esseri umani converrà chiamare quelle creature “demonio” e “streghe” le donne che le frequentano. “Spiriti” gli esseri che le circondano. L’accanimento, la follia teorica e la crudeltà che per secoli hanno caratterizzato la caccia alle streghe hanno fatto sparire dai davanzali quei pezzi di pane posati sulle finestre.
Hanno spogliato il mondo della sua parte femminile riducendola a genere impuro ma necessario alla prosecuzione della specie. Hanno svuotato di sacralità la natura, mettendola a disposizione della rapina. Shakespeare è immerso totalmente nei secoli tremendi della caccia alle streghe. Il Sovrano che lo protegge (Giacomo I) è addirittura l’autore di un testo teorico sull’argomento (La Demonologia).
Eppure la sua immensa sensibilità poetica riesce a raccontare una storia che apparentemente rende le tre orribili sorelle responsabili della follia umana, e in realtà mostra come questa follia dipenda unicamente dagli esseri umani stessi.
Ho tradotto Macbeth più di dieci anni fa, e da allora più volte mi è capitato di rimetterlo in scena e o di rileggerlo, sempre con la sensazione di dover dare più attenzione alle “tre sorelle”. Sono state gentilmente imbrigliate, necessariamente tenute sullo sfondo e abilmente dipinte con le loro usuali orride fattezze e i loro sortilegi fatti di fatale cucina, ma continuano a dire: “Parla, chiedi, risponderemo”.
Rispondono. Di se e delle proprie azioni.
E dicono sempre la verità.
Che meraviglia.
Dice Voltaire: “Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”. In realtà continuano ad accendersi roghi per chi è diverso e intimorisce i potenti. Le streghe, quelle vere, se la ridono di gusto.
Laura Curino