Il giardino dei ciliegi

COMPAGNIA CORRADO D’ELIA

IL GIARDINO DEI CILIEGI

di Anton Cechov
con Laura Curino, Corrado d’Elia, Franco Sangermano, Umberto Ceriani, Maria Alberta Navello, Maximilian Nisi, Gianni Quillico, Giulia Bacchetta, Valeria Perdonò, Mino Manni
regia Corrado d’Elia
produzione Il Contato del Canavese e La Corte Ospitale

 

Il Giardino dei ciliegi è uno dei più grandi capolavori del nostro teatro.

Perdersi nella parole di Cechov vuol dire dunque immergersi profondamente nella poesia, nella bellezza, nella levità, nella malinconia e nello struggimento. In una parola, nella vita stessa.

Il testo racconta di un giardino, un meraviglioso giardino di ciliegi che circonda una grande tenuta che per necessità, per poter pagare un’ipoteca, viene messa all’asta.
Fin dalle primissime parole, fin dai primi istanti, noi comprendiamo come tutto sia già in realtà perduto, perduto per sempre.
E’ una sensazione profonda, è qualcosa che riguarda non solo i personaggi che guardiamo muoversi sulla scena, ma gli stessi spettatori.
C’è in tutto lo spettacolo un senso di unione, di rapporto ineluttabile, di profonda vicinanza, di intensa comunanza tra gli attori e gli spettatori.
Per questo il pianto di Ljuba, per l’avvenuta vendita del giardino, alla fine del terzo atto, ci coinvolgerà tutti. E niente sarà più come prima.
Ma la storia può essere raccontata anche così:
C’è una stanza in una grande casa e il tempo che la riempie.
E ci sono personaggi che, entrando in quella stanza, la inondano di ricordi e di emozioni.
Il tempo dunque, ecco il vero protagonista di questa storia.
Il tempo che avanza inesorabile e che alla fine travolgerà tutto, incurante dei rapporti, delle classi sociali, mostrandoci come ad ogni mondo che scompare ce ne sia subito uno nuovo che si affaccia che noi spesso non riusciamo o non vogliamo riconoscere.
Alla fine, questo ci racconta Cechov, ciascuno di noi è un giardino, il meraviglioso giardino dei ciliegi: e ogni cosa finisce.
La bellezza e l’emozione della vita, il senso dell’esistenza stanno proprio li, nel sapere vivere a pieno la misura di quel tempo che ciascuno di noi ha a disposizione, lo splendore ma anche la sfioritura di quel giardino meraviglioso che prima o poi verrà tagliato.

 

Debutto: Rubiera, Teatro Herberia, 31 marzo 2015.