“La lista”al Duse va messa in lista

Confesso: pensavo che storia dell’arte e teatro difficilmente potessero andare d’accordo.

Poi, a Genova, il ribaltamento della storia.

Prima, al Politeama di Savina Savini, Claudia Scerni e Danilo Staiti – che già un personaggio da capolavoro espressionista ce l’ha tutti i giorni con Lara Ziggiotto, peraltro capace di passare da un periodo romantico con i riccioli all’attuale “periodo blu”, ma sempre con opera d’arte incorporata – con la trilogia di Vittorio Sgarbi.

Caravaggio, Michelangelo e, quest’anno, Leonardo, raccontati da Sgarbi con la produzione di Marcello Corvino, il violino di Valentino Corvino e il sorriso di Susanna Berti.

E, ora, ancora in scena oggi alle 16, al Duse, “La lista” di e con Laura Curino.

E già qui la squadra del teatro Nazionale, con la scelta di Laura, è andata sul sicuro. Bene il direttore Angelo Pastore, bene il presidente Gian Enzo Duci (benissimo, sempre, a prescindere e per definizione sua moglie Agnese Guazzardo, presenza divina e angelica, di una simpatia contagiosa), bene i comunicatori Mattia Scarsi e Manu Martinez.

Perchè, negli anni, la Curino ha firmato alcuni degli spettacoli più belli che abbia mai visto, con la sua capacità affabulatoria e la sua passione da narratrice che è la versione in gonnella di Ascanio Celestini, Marco Paolini, Mario Perrotta, Marco Baliani, Simone Cristicchi, Ariele Vincenti, Davide Enia, in ordine crescente sul mio personalissimo cartellino, ma tutti nell’olimpo dei miei beni culturali teatrali.

Ecco, Laura è quella cosa lì e mi ha sempre emozionato: con “Adriano Olivetti” e con “Camillo Olivetti”, con la storia di Enrico Mattei de “Il signore del cane nero” e con lo splendido “Scintille” di Laura Sicignano, che racconta l’incendio della fabbrica dove morirono le operaie da cui poi nacque la festa della donna.

Insomma, non mi ha mai tradito, la Curino.

E non tradisce nemmeno stavolta, raccontando la storia di Pasquale Rotondi e “il capolavoro di salvare l’arte”, dove “La lista” del titolo dello spettacolo è quella delle diecimila opere d’arte italiane salvate grazie al coraggio di un sovrintendente alle Belle Arti, eroe civile della seconda guerra mondiale, praticamente uno Schindler dell’arte.

Durante lo spettacolo, Laura sbaglia, si incespica, dimentica, accavalla nomi, date e pensieri, ma tutto questo non è una diminutio, ma un ulteriore merito dello spettacolo, perchè fa trasparire tutta la passione con cui l’ha scritto, tutto l’amore che ci ha messo dentro, tutta la ricerca storica che c’è dietro, tutta la perfezione e la realtà che ci vuole trasmettere.

Splendida la scelta delle citazioni, evidente l’amicizia e la scuola di Gabriele Vacis nella messa in scena.

Eccezionale, poi, il racconto della guerra, dell’8 settembre, della fuga dei Savoia, di Salò e di radio Londra e di tutti quegli anni, che spiega l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale con una dolcezza di tocco bellissima e imperdibile.

Poi, più tardi, ci sarà tempo anche per una stroncatura.

Ma intanto, fidatevi: capitolo di grande teatro.

 

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