Miracoli a Milano

PICCOLO TEATRO DI MILANO
in collaborazione con POLITECNICO DI MILANO

MIRACOLI A MILANO
150 anni di Politecnico

 uno spettacolo di Laura Curino e Lucio Diana
con Laura Curino e con (in ordine alfabetico)
Maria Maddalena Gessi, Matthieu Pastore, Elisabetta Scarano, Laura Serena
scenografia e immagini Lucio Diana
luci Claudio De Pace
testo Laura Curino
assistente alla drammaturgia Beatrice Marzorati, Elisa Zanino
si ringrazia Luca Scarlini per le ricerche
Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa in collaborazione con Politecnico di Milano

 

“Tutto comincia con un viaggio…” ed è così che inizia il racconto delle storie degli uomini e delle donne che hanno animato gli spazi del Politecnico di Milano in questi 150 anni. A poco a poco, cullati da quella che sembra essere una favola, gli spettatori vedono rivivere personaggi inaspettati, raccontati oltre che per le geniali scoperte, per i loro tratti distintivi come esseri umani al punto che sembrerà poi di averli conosciuti tutti e di aver stretto loro la mano dopo una piacevole chiacchierata. Laura Curino riesce a tradurre sulla scena la vita complessa dei geni dell’innovazione, rischiarando a occhi miopi la forte componente umana presente dietro ogni grande scoperta scientifica. Dal padre fondatore, il coraggioso Francesco Brioschi, ai più innovativi e fantasiosi come Forlanini, lo studioso del volo; il lungimirante Giuseppe Colombo, il primo che portò l’illuminazione elettrica in Italia a Milano; i BBPR, il valore dell’amicizia e della memoria; le donne pioniere del passato, osteggiate dal sistema culturale e ora proiettate forse verso tempi migliori. Laura Curino racconta la storia delle migliaia di vite e opere uscite dalla fucina di questo grande luogo di cultura, svelando quel “miracolo” che accade “ogni volta che lo stupore travolge”.

 

Debutto: Milano, Politecnico di Milano – Laboratorio per la sicurezza nei trasporti, 5 dicembre 2012.

 

NOTE D’AUTRICE:

Politecnico, Milano. 150 anni, migliaia di vite, decine di migliaia di opere, tutto apparentemente nello spazio di 370.000 metri quadri, tra attuali e previsti. Due cifre di spazio e tempo per definire una complessità di pensiero, progetti e realizzazioni che fin dagli albori esce dai confini della città di Milano per proiettarsi nel mondo.

Come raccontarli? Intanto come un’interprete, cioè qualcuno che deve imparare una lingua che non è sua, per poterne tradurre qualche riga. Nel mio caso sulla scena. Ma siccome non ci sarà mai il tempo di studiarla sui banchi (non basta una vita), si parte per un viaggio, come hanno fatto i pionieri. Ci si immerge totalmente nella materia. Come quando un bambino si inoltra nella totale novità dell’essere e sente il volo nelle braccia che lo sollevano, il mare in quelle che lo cullano, la foresta nello spazio di un giardino, il dolore nell’indecenza di uno spigolo, il male nella crudeltà di una separazione, la perdita del mondo nella lastra di uno specchio. Come quando l’aereo decolla e tutto diventa più ampio e più piccolo insieme. Cerchi di orientarti cercando segni: una torre, una montagna, un fiume, la sagoma di un’isola e poi mano a mano che ti alzi è solo cielo che dopo un po’ smetti di guardare, perché le immagini dei pensieri diventano più forti delle nuvole. Come quando, sott’acqua, una nuova corrente ti porta dove non sei mai stato e vedi creature che erano lì da sempre, e da anni ne sentivi parlare, e quasi le sentivi ostili, visto che non le incontravi mai, ma adesso che ti sfiorano ti fanno solo battere il cuore di meraviglia. Come quando fai chilometri e chilometri nella pazzia di voler vedere da vicino un quadro che conosci a memoria per via delle tante riproduzioni, e un attimo prima di entrare nella sala ti chiedi se sia valsa la pena, tanta è la stanchezza, il disagio di fendere la folla, il rumore di quella scolaresca eccitata… e poi te ne stai lì, come in una bolla di stupore. Vedi lì, piccolissimo quello che avevi creduto grande, oppure potente quel che riprodotto pareva solo brillante, misterioso e sfuggente quello che la stampa laccata inchiodava alla pagina.

Un miracolo, si dice ogni volta che lo stupore travolge. Con lo stesso sentimento di meraviglia siamo entrati al Politecnico di Milano, travolti dalla vastità della materia. Ci siamo ora alzati in volo, ora affidati alla corrente. Abbiamo cercato punti di riferimento riconoscibili e riconosciuti, ma cercando di mantenere uno sguardo bambino, pieno di curiosità e di energia.

Abbiamo cercato il rapporto con maestri e allievi, nella scienza, come sulla scena. Vi racconteremo storie di miracoli, santi e profani, per avvicinare qualcosa di ancora più misterioso della conoscenza, il miracolo della trasmissione della conoscenza, dell’educazione: quell’atto indispensabile e delicatissimo che può portarti non solo a trovare il mondo, ma soprattutto a non perderlo.

 

Laura Curino