La diva della scala

ASSOCIAZIONE CULTURALE MUSE

LA DIVA DELLA SCALA

un progetto di Laura Curino e Alessandro Bigatti
con Laura Curino
luci e musiche Alessandro Bigatti
produzione e distribuzione Associazione Culturale Muse

Laura, la protagonista, prende la difficile decisione di diventare un’artista e di scalare le ardue vette dell’arte. Non potrebbe avuto idea più difficile da realizzare: sembra che tutto congiuri contro di lei. La “Scala” che deve salire – in tutti i diversi significati della parola – è altissima. Decine di personaggi si avvicendano nel racconto a deviarla o a sostenerla, in un susseguirsi di episodi paradossali, tragicomici, ma sempre rigorosamente credibili, fino a quando si apre il famoso sipario e…

Lo spettacolo è un monologo a più voci, che passano tutte accidentalmente attraverso la dirompente teatralità di Laura Curino.
È la nostra storia dalla fine degli anni settanta agli anni ottanta.
È la storia della faticosa e maldestra costruzione di una personalità.
È la storia di una vocazione finalmente realizzata.
È uno spaccato della cultura, dell’arte e della storia del teatro della seconda metà del ‘900.
È una divertente e paradossale ricognizione in una visione adolescente del mondo.
È una indagine sulle relazioni personali e di gruppo.
È l’eterno alternarsi di amore e disamore.
È l’esplicazione del concetto di “diva” tra il sacro ed il profano, dove divino e mortale si intrecciano a suon di sferzate, battute, episodi esilaranti o drammatici di una giovane vita.

Lo spettacolo è stato creato insieme ad Alessandro Bigatti durante la Residenza al Teatro alla Misericordia di Sansepolcro del settembre/ottobre 2014 a cura dell’Associazione Laboratori Permanenti ed in quei luoghi meravigliosi si è nutrito delle opere di Piero della Francesca e Rosso Fiorentino.

Debutto: Sansepolcro, Teatro alla Misericordia, 4 ottobre 2014.

NOTE D’AUTRICE:

Dopo vent’anni dal debutto del mio primo assolo, Passione, voglio attuare un percorso di ricognizione all’interno del mestiere dell’attrice richiamando i personaggi e le persone che lo hanno accompagnato in questi anni.
Con le stesse modalità di quel primo monologo, voglio prendermi il lusso di tirar fuori i testi, oggetto di letture, progetti, mise en espace, che per una ragione o per l’altra non sono poi arrivati alla scena in spettacoli veri e propri, ma su cui è già stato fatto un lungo lavoro di studio, traduzione, riduzione.
Sono racconti sempre legati ai luoghi che li hanno ispirati o li hanno visti raccontare. I luoghi saranno dunque importanti e fondanti.
In dieci giorni vorrei arrivare a costruire il raccordo fra loro, trovare l’io narrativo che dia loro voce e i personaggi che con lui/lei dialogheranno.
Se mi riuscirà sarà storia non solo mia – come sempre avviene nei miei spettacoli – ma toccherà la storia di questo paese, le sue trasformazioni. Sarà storia di donne, per la maggior parte, donne coraggiose e maschi di buona volontà.
Gli altri? Ci assediano già dalle pagine della cronaca e dagli schermi televisivi. Ne ho abbastanza così.