Il pranzo di Babette

LA PICCIONAIA – I CARRARA TEATRO STABILE DI INNOVAZIONE

IL PRANZO DI BABETTE

ideazione e regia Mirko Artuso
con Laura Curino – Andrea Pennacchi
e con Anna e Alessandra Bragagnolo, Davide Zaramella
drammaturgia Francesco Niccolini
dall’omonimo racconto di Karen Blixen
ambientazione e allestimento Andrea Patron
assistente di scena Alessandra Cavallin
costumi ideati da Enzo Toma e realizzati da Rosa Tolomio
produzione La Piccionaia – I Carrara Teatro Stabile di Innovazione

Raccontare e cucinare, sono una sublime forma d’arte, il convivio è un dono, una rivincita.
Lo spirito e la carne possono condividere la stessa mensa…

Una serata di grande suggestione per una cena raffinata ed un evento teatrale: 50 spettatori attorno ad un tavolo saranno guidati da un’ammaliante Laura Curino ed un intenso Andrea Pennacchi alla scoperta delle vicende di Babette e dei sapori del suo meraviglioso pranzo. Il menù, interpretato di volta in volta da uno chef diverso:
Amontillado
Brodo di tartaruga
Blinis demidoff
Veuve cliquot
Cailles en sarcophage
Uva, pesche, fichi freschi
L’ambientazione ideale è quella che può offrire un ristorante, una villa antica, un luogo libero di trasformarsi per l’occasione, dove narrazione e gusto hanno lo stesso valore, lo stesso spazio. Spiega il regista Mirko Artuso: “Scegliere di fare uno spettacolo teatrale in cui il cibo e l’atto sensuale – rituale del raccontare e del mangiare rappresentano un crocevia del destino, è sfida da virtuosi. Si tratta in sostanza di rendere una sensazione che è principalmente del palato attraverso mezzi, la parola, le immagini e i suoni, che si rivolgono e stimolano altri organi di senso, si tratta di raccontare un miracolo, una magia invisibile attraverso le metamorfosi dei caratteri e le giravolte della storia. Ed è proprio questo che avviene nello spettacolo Il Pranzo di Babette, in cui arrendersi all’amore per il cibo significa arrendersi all’amore per la vita. (…)
Per sedere a quella tavola, caro spettatore, bisogna accettare di farsi un regalo coraggioso: il silenzio, l’ascolto, la profondità appunto, che – se non ti farà troppa paura – ti permetterà di vedere (di più: sentire) persone e storie che un tempo, sicuramente, furono anche tue e che, per vanità, timore o troppa fretta, hai dimenticato, qui, a questa tavola inabissatasi in fondo al mare e poi dimenticata, molto tempo fa”.

Debutto: Bassano, OperaEstate Festival, 7 agosto 2002.